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Le scale di valutazione della sonnolenza

Essa si definisce come “uno stato di torpore psicofisico caratterizzato dal bisogno e dal desiderio di dormire, con conseguente riduzione del livello di coscienza e difficoltà a mantenere lo stato di veglia”.
Essendo quindi una sensazione piuttosto soggettiva, si è riscontrato il bisogno, ai fini diagnostici, di definire dei criteri obiettivi di valutazione della sonnolenza. Sono state dunque elaborate le Scale di valutazione della sonnolenza.
Stanford Sleepiness Scale — SSS
La SSS è una delle prime scale per la valutazione della sonnolenza, essendo stata messa a punto da Hoddes e collaboratori nel 1972.
È una scala di autovalutazione composta da un unico item che indaga sul livello di sonnolenza del soggetto in quel momento. La risposta è articolata su 7 livelli che vanno dalla completa vigilanza alla grave sonnolenza:
- Si sente attivo e vitale, vigile, ben sveglio
- Funziona ad un livello elevato, ma non al massimo; riesce a concentrarsi
- Rilassato, sveglio, non pienamente vigile, responsivo
- Un po’ confuso, non al massimo
- In confusione, incomincia a perdere interesse nel rimanere sveglio, rallentato
- Sonnolenza, preferisce stare sdraiato, combatte con il sonno, come ubriaco
- Quasi in stato sognante, il sonno incomincia subito, ha perso la battaglia per rimanere sveglio
È uno strumento semplice che viene generalmente usato per valutare i cambiamenti della sonnolenza nel breve periodo. Date le sue caratteristiche, mancano dei valori normativi ed è anche difficile valutarne l’affidabilità e la validità. Il suo impiego è probabilmente più utile in ambito sperimentale che clinico.
Epworth Sleepiness Scale — ESS
La ESS (Johns, 1991) è stata messa a punto allo scopo di misurare il livello generale di sonnolenza diurna, come strumento rapido ed economico di screening.
È una scala di autovalutazione di 8 item che prendono in considerazione varie situazioni della vita quotidiana, che devono essere valutate dal soggetto su di una scala a 4 punti, da 0 = non mi appisolerei mai, a 3 = alta probabilità di appisolarsi. I vari valori vengono poi sommati per ottenere un punteggio da 0 a 24. Sono considerati fisiologici valori compresi tra 0 e 10.
- Leggere in posizione seduta
- Guardare la televisione
- Sedere inattivo in un luogo pubblico
- Passeggero in automobile, per un’ora senza sosta
- Restare sdraiato nel pomeriggio per riposare
- Parlare con un’altra persona stando seduti
- Sedere tranquillo dopo pranzo, senza aver consumato alcolici
- Sedere in auto, per pochi minuti, fermo nel traffico
Si tratta di un test molto semplice e piuttosto efficace, usato in genere come test di screening per valutare la presenza di sonnolenza diurna in un soggetto, con modeste indicazioni quantitative.
Nell’ambito della diagnosi di OSAS, le scale di valutazione della sonnolenza diurna, e in particolare l’ESS, vengono utilizzate come test di screening e/o come supporto diagnostico. Esse infatti, si correlano solo modestamente con misure “oggettive” di sonnolenza, come il test di latenza del sonno e il test di mantenimento della veglia, e si correlano molto debolmente con le misure di gravità dell’OSA, come l’indice di apnea-ipopnea o la saturazione di ossigeno notturna. Inoltre, più del 54% dei pazienti OSA presenta comunque un punteggio ESS inferiore a 10, cioè considerato normale per la sonnolenza diurna.
Va inoltre specificato che sia l’ESS che la SSS sono test di Autovalutazione, che non possono quindi essere impiegati in ambito pediatrico (una modesta valutazione della sonnolenza nel bambino si può trovare all’interno della Sleep Disturbance Scale for Children – SDSC; un questionario validato per lo screening dei disturbi del sonno in età pediatrica) , né con pazienti non collaboranti.